La storia dell’eremo di San Martino “Monasterium in cacumine montis”: così è nominato in antiche carte del XI secolo. L’Eremo di San Martino, l’annessa chiesetta ed il terreno circostante furono donati all’Abbazia della S.S.Trinità dai principi Longobardi. Gli storici ne fanno risalire la fondazione al IX secolo. Orazio Casaburi (1829) così scrive: “Sopra il monte che dicesi di San Martino vi era, ed esiste tuttora, un antico monastero e chiesa. Di essa si ha memoria fin dall’anno 839 ed è nominata Monasterium Sancti Martini de Forma”. Nel documento Codex Diplomaticus Cavensis del 1063 si legge che il conte Pietro, figlio del conte Alfano, donò al monaco Orso il monastero, costruito nella zona di Passiano alla sommità del monte. In esso vi è anche l’inventario di arredi, suppellettili ed attrezzi agricoli appartenuti all’eremo nonché le misure del terreno circostante. In un diploma del 1075 si rileva che il monaco Ademairo arricchì l’eremo di beni ed in un altro del 1079 il conte Guaiferio donò una parte della chiesa di San Martino con tutti i suoi beni e suppellettili a Pietro I Pappacarbone, terzo abate dell’Abbazia della S.S.Trinità. Ques’ultimo nel 1082 edificò sull’altura un’infermeria ed un oratorio per i monaci che vi dimoravano. Questo sacro luogo appartenne all’Abbazia per oltre quattro secoli, fino al 1513, anno in cui fu creata la diocesi di Cava dal papa Leone X. Purtroppo l’infermeria di San Martino rimase deserta ed abbandonata, il culto cessò e nel 1580 vi erano solo macerie e poche piante in un terreno incolto. Gli abitanti di Passiano si dettero da fare con questue, elargizioni, collette e nel 1581, sotto la direzione del Reverendo Girolamo Cafaro, fu ricostruita la cappella con il fabbricato annesso ed il locale per comodità dei coltivatori dei terreni circostanti. L’ 11 novembre 1592 Monsignor Cesare Alemagna de Cadorna, vescovo diocesano, visitò la chiesa e procedette alla nomina del beneficiato assicurando il culto divino. Nella chiesa parrocchiale di Passiano i filiani nominarono un custode, detto eremita, il quale questuando per il paese raccoglieva elemosine per il suo sostentamento, per il culto e per la manutenzione dell’edifico. In seguito il territorio fu dato in enfiteusi (concessione di un terreno in fitto a condizione di apportarvi miglioramenti) a diversi privati come risulta dal protocollo del 21 dicembre 1768 del notaio Placido Siani. In virtù di uno statuto organico nel 1818 l’eremo con l’annesso fondo fu affidato alla locale Congregazione di Carità e la rendita fu devoluta a favore dei poveri. Nel primo quarto del XX secolo il sacerdote Michele Sorrentino, custode dell’eremo, costituì nel 1924 anche un comitato locale per provvedere ad ogni necessità: attenta manutenzione della struttura, acquisto di arredi sacri ed organizzazione della festa solenne annuale dell’ 11 novembre. Con la legge 3 giugno 1937 n° 847 le Congregazioni di Carità furono soppresse e sostituite dall’ECA (Ente Comunale Assistenza) che si occupava anche di assistenza per i danni bellici. Nel settembre 1943 l’eremo fu gravemente danneggiato dai bombardamenti tra alleati e tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, di cui è ancora evidente il segno di un colpo di cannone sulla parete del lato sud dell’abside. Nel 1945 la chiesa fu riparata per iniziativa del parroco Don Sabato Apicella con il concorso dei fedeli. L’eremo subì però gravi danni durante il terremoto dell’ Irpinia del 1980 e purtroppo ancora oggi la struttura è abbandonata. L’eremo di S. Martino dal 1990 risulta di proprietà comunale ed è indicato al Catasto al fg.5, part. 90 proveniente dai beni dell’ ex Eca, mentre la collina è proprietà privata. Fonti: Archivio Abbazia Benedettina SS. Trinità di Cava de’ Tirreni: Arca XI, 97 anno 1063 Arca XIII, 12 anno 1074 Arca XIV, 6 anno 1079 Lucia Avigliano, I siti e le memorie, viaggio nelle radici di Cava, Il Castello Cava 1996
La Parrocchia di S. Maria del Rovo, territorio dove sorge attualmente l’eremo, conserva il diritto, acquisito nel 1945 dal parroco del tempo don Sabato Apicella, alle celebraioni, all’uso della chiesa e dei locali annessi ad esso. Attualmente si sta cercando, in piena armonia con il Comune, una modalità possibile per poter riparare questo bene artistico e storico per ridonarlo alla popolazione e all’utilizzo del culto. Per non perdere il diritto acquisito all’utilizzo dell’eremo, ogni anno il parroco di S. Maria del Rovo, in occasione della festa di S. Martino l’11 novembre organizza manifestazioni e celebrazioni in loco.
Con la determinazione, l’opera di mediazione e l’entusiasmo del giovanissimo parroco don Francesco Della Monica l’Amministrazione Comunale, guidata dal primo cittadino avv. prof. Marco Galdi, il 4 novembre 2014 avvia i lavori di restauro all’Eremo con fondi PIRAP della Regione Campania. Con questo primo lotto di intervento si è provveduto a limitare i danni dell’abbandono durato 35 anni e a rendere la struttura, almeno in parte, nuovamente fruibile. Il 24 novembre 2014 il Sindaco della Città e la Giunta Comunale, con Delibera N° 328 del 24/11/2014, concede l’Eremo e tutti i locali di pertinenza nuovamente in Comodato d’uso gratuito al Legale Rappresentante dell’ente Parrocchia S. Maria del Rovo.
Il 17 maggio 2015 alla presenza dell’Arcivescovo di Amalfi — Cava de’ Tirreni, S.E. mons. Orazio Soricelli, del Sig. Sindaco della Città, avv. prof. Marco Galdi, del Consigliere Regionale, dott. Giovanni Baldi, del parroco, don Francesco Della Monica, di altre Autorità civili e tantissimi convenuti si è inaugurato il Primo Lotto dei Lavori di Restauro. Questa data segna nella storia dell’Eremo la sua rinascita e la presto risoluzione di tutti gli altri lavori necessari.