Commento alla XV Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

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– 14 luglio 2019 –

“Lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui”.

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la XV domenica del tempo ordinario. Se dovessimo scegliere una parola per riassumere il messaggio che accomuna le tre letture, senza dubbio sceglieremmo “Amore”. Preferiamo mantenere il termine con la “A” maiuscola, per distinguerlo dai surrogati che spesso spacciamo per amore vero, ma che in realtà sono il riflesso dei nostri piccoli o grandi egoismi. L’Amore di cui parla il vangelo non conosce limiti e non discrimina nessuno, perché sgorga direttamente dal cuore di Dio. Al dottore della Legge che desidera ereditare la vita eterna, Gesù risponde additando la via dell’Amore di Dio e del prossimo. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della generosità e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la meraviglia operata dalla condivisione.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Difficile, Gesù, far cambiare idea a chi considera suo prossimo solo il familiare, il parente, il compaesano ed esclude senza alcun problema lo straniero, l’antipatico, lo sconosciuto. Eppure tu non rinunci a provarci, con una di quelle tue parabole che sono un prodigio di saggezza, ma anche di astuzia. Sì, tu lo fai apposta: tu metti sul ciglio della strada un poveraccio bisognoso di aiuto, uno che andrebbe incontro ad una morte sicura se nessuno lo soccorresse. E fai passare davanti a lui personaggi importanti e stimati della società ebraica dell’epoca, gente che svolge il suo servizio nel luogo più sacro, il Tempio, a diretto contatto con Dio. Tirano diritto, senza tanti scrupoli, perché hanno cose più importanti da fare e non vogliono correre rischi. Poi arriva un samaritano, un eretico, un nemico dal momento che la sua gente non manca di compiere ostilità contro gli ebrei. E proprio lui, invece, si ferma, offre le proprie cure, trasporta in una locanda e mette mano al portafoglio. A denti stretti il dottore della Legge deve riconoscere che è lui che ha fatto da prossimo al poveraccio.