– Venerdì Santo 19 aprile 2019 –
Gesù, portando la croce, si avviò verso il Golgota…
INTRODUZIONE
G. – Celebriamo oggi la passione di notro Signore Gesù Cristo. È il giorno, drammatico, della passione e morte del Signore. Gesù vive l’abbandono. Ma anche si abbandona fiduciosamente al Padre, offre se stesso a coronamento di una vita spesa per gli uomini. È il giorno in cui si fa esperienza del silenzio di Dio, la Chiesa non celebra l’Eucaristia; il momento liturgico è segnato dalla centralità della croce, da venerare nel mistero che richiama. Ma è anche un giorno di riconciliazione, in cui, nelle chiese cristiane, non dovrebbe regnare paura e lamento, ma alzarsi forte il grido: «Lasciatevi riconciliare con Dio!» Come sempre ricordiamo di spegnere i cellulari e di partecipare alla preghiera con i testi e i canti proposti.
PREGHIERA UNIVERSALE
G – Come le braccia del Crocifisso si estendono a ogni uomo, anche noi vogliamo presentare al Signore tutta l’umanità. La nostra preghiera oggi vuole essere veramente universale e raccogliere ogni aspetto della vita. Inizialmente verrà proposta un’intenzione di preghiera. In un breve momento di silenzio ognuno di noi rivolgerà la sua attenzione alle persone per le quali stiamo pregando. Il presidente raccoglierà nell’orazione la preghiera di tutti presentandola a Dio.
OSTENSIONE DELLA CROCE
G – Dopo l’ascolto della Parola ci disponiamo ora ad adorare la croce che, da strumento di tortura, è diventata segno paradossale di quel Dio che distrugge ogni violenza e sceglie di raggiungere ogni cuore. Saremo invitati a venerare la croce acclamando insieme: Venite, adoriamo. Ognuno di noi poi in silenzio potrà recarsi davanti al Crocifisso. È un cammino di riconoscenza e un gesto di affetto. È un percorso di perdono e un gesto di supplica. È un itinerario di conversione e un gesto di adorazione. È un gesto di impegno e di abbandono.
RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE
G. – Che cosa posso dire, Signore Gesù, davanti a te, inchiodato alla croce? Ancora una volta io avverto la sproporzione che esiste tra l’amore senza limiti che mi offri e le mie scelte quotidiane, spesso improntate all’egoismo, alla ricerca ossessiva dei miei vantaggi. Ancora una volta io mi sento tanto piccolo quando riconosco la mia allergia al sacrificio, il mio uso costante del compromesso per coprire i miei tradimenti, le mie infedeltà alla tua parola. Ancora una volta mi sento oggetto di una misericordia che non ho meritato, di una bontà che mi avvolge da ogni parte per risanare, per liberare proprio me, che continuo a resistere alla grazia che mi raggiunge, per spezzare ogni catena e restituirmi alla dignità dei figli di Dio. Mi sento nudo, Signore, proprio come Adamo, nudo e sgomento dinanzi all’accaduto, nudo perché incapace di nascondere quello che deturpa la mia esistenza, nudo e vergognoso per quanto ho commesso. Eppure proprio la vista del tuo corpo, nudo e sanguinante, inchiodato al patibolo, mi strappa allo sconforto e mi apre alla speranza. Sì, una volta per tutte tu ti sei consegnato alle mani violente degli uomini perché il tuo sangue, che bagna questa terra, rigeneri ogni creatura che si affida a te.