«Non preoccupatevi per la vostra vita… Guardate gli uccelli del cielo… Osservate i gigli del campo».
INTRODUZIONE
C – Celebriamo oggi la VIII domenica del Tempo Ordinario. La metafora del “servire a due padroni”, che per il vangelo odierno è presentato come qualcosa di impossibile, rappresenta un invito a riflettere su chi o su che cosa noi poniamo la nostra fiducia. Il termine aramaico ‘mammona’, a cui si fa riferimento, viene dalla stessa radice della parola ‘amen’, con la quale ancora oggi esprimiamo, nella preghiera, la nostra adesione e fiducia in Dio. Dunque: di chi ci fidiamo? a chi ci affidiamo? È qui in gioco la nostra ‘libertà interiore’. Per un discepolo di Cristo il pri-mato di Dio nella vita è l’essenza della fede, esprime la scelta di riconoscere la sua signoria e crea le condizioni per un agire capace di trasformare se stessi e la società nella direzione indicata da Gesù. Il vangelo ci presenta l’immagine di Dio come Padre provvidente: egli si prende cura di noi, ci segue amorevolmente, ci rende liberi da ansie e preoccupazioni angoscianti. Così, l’affidarsi a lui è la strada per non sentirci come orfani abbandonati a noi stessi, bensì come figli amati e protetti. Come sempre ricordiamo l’educazione di spegnere i cellulari, di partecipare alla preghiera anche con i canti e di non parlare durante la celebrazione.
PRESENTAZIONE DEI DONI
G. – Con il pane, il vino, il cesto di solidarietà e le offerte raccolte nei cestini presentiamo al Signore la gioia del condividere con amore.
RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE
G. – Siamo presi da tante cose, Signore Gesù, e non abbiamo tempo per l’essenziale, per quel progetto di amore che ci hai affidato e che solo rimarrà quando tutto il futile, il superfluo, l’effimero verranno meno. È vero, Gesù, talora me ne rendo conto: quante energie sprecate solamente per assicurarmi beni che non dureranno, quante fatiche per apparire agli occhi degli altri, ben sapendo che un giorno tutto sarà veramente chiaro e il valore autentico verrà riconosciuto e distinto senza difficoltà da quello che abbaglia, ma non ha consistenza alcuna. È vero, Gesù, basterebbe che osservassi gli uccelli del cielo e i gigli del campo e mi accorgerei di una Provvidenza che non lascia mancare nulla, se ci si fida veramente di te. Ma sta proprio qui la mia fragilità: tengo occupati i miei giorni, mi affanno ed agito per mille imprese, pur di non investire tutto, cuore e mente, in quel disegno di salvezza che trasformerà la faccia della terra. Gesù, non permettere che mi lasci divorare dalla mia indecisione, strappami alla tentazione di tenere perennemente il mio piede in due staffe e rendimi risoluto nel tagliare ogni servitù che mi trattiene dal vivere per te.