NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO – B
XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E ULTIMA DELL’ANNO LITURGICO 2014/2015
22 Novembre 2015
Partecipi del suo sacerdozio regale… perché comprendiamo che servire è regnare
INTRODUZIONE
G – Celebriamo la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo. Questa ultima Domenica dell’Anno liturgico ci invita a contemplare Cristo nostro Re… ma il suo regno non è di questo mondo! Cristo, infatti, non è venuto in mezzo a noi come un grande della terra e non ha cercato un posto tra i ricchi e i potenti. È venuto invece come testimone di un Dio che è amore, misericordia, dono di sé. Accogliamo in questa Eucaristia Cristo, nostro Re perché Servo: ci insegni Egli ad amare servendo, a donare con gioia e a trovare nel bene dei fratelli la nostra vera gioia. Come sempre ricordiamo l’educazione di spegnere i cellulari, la necessità di non fermarsi all’ingresso della chiesa (occupando tutti i posti disponibili) e la coerenza di partecipare alla preghiera senza distrarsi e distrarre parlando di altro.
PRESENTAZIONE DEI DONI
G – Con il pane, il vino, i segni della nostra carità verso i più bisognosi, le offerte che raccogliamo nei cestini umilmente presentiamo all’altare tutto il bene compiuto perché diventi canto di lode alla Signoria ed alla Regalità del nostro unico Dio.
RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE
G – Pilato, il procuratore romano, è un uomo con i piedi per terra, abituato a misurare le persone in base al potere che detengono, alla capacità di imporsi con la forza, di dominare, di sottomettere gli altri. Davanti a lui ti hanno accusato di essere un ribelle al giogo di Roma, uno che pretende di essere re e quindi vuole scalzare l’imperatore. Ecco perché ti domanda se le accuse corrispondono a verità. Ma tu, Gesù, lo spiazzi subito: non rinneghi di essere re, ma gli ricordi che il tuo regno non è di questo mondo e quindi non hai soldati, pronti a difenderti. È vero: sei del tutto disarmato, eppure nessuno può resistere alla tua forza, la forza dell’amore. È vero: all’apparenza sei schiacciato, in balìa del potere di Pilato, ma in fondo sei tu il Signore perché sei tu che conduci la storia con la mitezza e la misericordia alle quali nessuno può resistere. Non passerà molto tempo, solo qualche secolo, e la potenza di Roma crollerà, mentre tu, il Galileo condannato alla morte di croce,
continui ad essere fonte di speranza.