Carissimi,
nel cuore dell’estate, nonostante la torrida calura, ho la gioia di continuare il mio dialogo con voi famiglie e amici. Per questo mese ho pensato di ritornare su un argomento che ho molto trattato durante questo anno pastorale: l’indifferenza. Analizzando l’evoluzione della religiosità, è possibile constatare un progressivo passaggio dalla sfera religiosa a quella dell’indifferenza. Se teniamo presenti i dati delle fonti più accessibili negli ultimi vent’anni, al di là della loro disparità di metodologia e di classificazioni, si può anche facilmente constatare che i cattolici non praticanti sono andati diminuendo, mentre nello stesso periodo andava aumentando il numero degli indifferenti. Tanto più che i cattolici non praticanti conservano una adesione alquanto vaga, per contenuti e motivazioni, alla «etichetta cattolica», trasformandosi in questo modo in una specie di ponte che porta verso posizioni di indifferenza religiosa. Questo vale ancora di più per i giovani dell’ultima generazione, che soffrono gravi deficienze nella loro educazione religiosa all’interno della famiglia. Questa generazione si va caratterizzando per una religiosità vaga e senza forma e per il suo stato d’animo critico di fronte alle istituzioni religiose. Nella famiglia la trasmissione di contenuti religiosi ha come finalità primaria la realizzazione personale del bambino, determinando in questo modo una esperienza individuale della religione, in pratica disgiunta dalla Chiesa. Sfruttiamo questo periodo di ferie per domandarci a che punto sta la nostra fede e magari perché me ne “disinteresso” nonostante il tanto amore che mi viene offerto da Dio. Sia il cammino della nostra Comunità a consolare i cuori vuoti, rinforzare le ginocchia fiacche e rivitalizzare la fede sopita.
don Francesco.