– 27 Giugno 2021 –
«Fanciulla, io ti dico: àlzati!»
INTRODUZIONE
G. – Celebriamo oggi la XIII Domenica del Tempo Ordinario. Una fede aperta al Dio della vita. La liturgia della Parola di questa domenica ci aiuta a riscoprire oggi il senso del nostro vivere, destinato ad andare oltre i limiti del tempo fino alla redenzione eterna della nostra corporeità mortale. Il Signore è l’amante della vita, ci fa dono della vita piena, che va oltre la vita quotidiana sulla terra. Il brano della Sapienza (prima lettura), ci ricorda che Dio ha creato l’uomo «a immagine della propria natura» e tutte le cose perché esistano, non per la morte, entrata nel mondo per invidia del diavolo. Paolo (seconda lettura), sull’esempio di Cristo, invita i Corinzi ad essere generosi verso i fratelli e le sorelle della chiesa madre di Gerusalemme. Gesù nel vangelo guarisce due donne di età diversa. Un’adulta, sofferente da molti anni di perdite di sangue, e un’adolescente, l’ormai morente figlia di Giairo. In ambedue gli eventi è implicata la fede dei protagonisti: questa, nell’incontro con la vicinanza ospitale di Gesù, può crescere e diventare una vera esperienza di salvezza, oltre che miracolo di guarigione o di risurrezione. Per il contenimento della diffusione del contagio del Covid-19 ricordiamo che l’accesso in chiesa è consentito solo nei posti a sedere indicati e con la mascherina ben posizionata sul volto per tutta la durata della celebrazione.
PRESENTAZIONE DEI DONI
G. – Con il pane, il vino, il cesto della solidarietà presente in ogni negozio della Città offriamo a Dio la solidarietà che aiuta a far brillare la luce in un mondo attaccato dalle tenebre.
RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE
G. – Che cosa dobbiamo fare davanti alla morte? Chinare il capo, rassegnati? Riconoscere il suo potere e ammettere che sarà lei e pronunciare l’ultima parola sulla nostra esistenza e su quella dei nostri cari? Quando quel padre ti prega di salvare sua figlia che sta morendo, tu, Gesù, non hai esitazioni: vai con lui, deciso ad andare nella sua casa. E quando gli comunicano che non c’è più niente da fare perché sua figlia è morta, tu lo esorti a non desistere, a continuare ad aver fede. Tu, dunque, non ti sottrai al confronto con la morte e lo fai disarmato, a mani nude, con la sola forza dell’amore. Sì, è il tuo amore che ha il potere di sconfiggere la morte, basta aver fiducia in te. Per questo tu agisci con semplicità: partecipi alla trepidazione di un padre e di una madre, senza richiedere manifestazioni o gesti eclatanti di sofferenza. Tu prendi per mano la ragazza e le ordini di alzarsi, poi la affidi ai suoi genitori perché le diano da mangiare.