Commento alla Solennità di Gesù Cristo, Re dell’Universo – Anno A

domenica 25 novembre '18 - Riflessione del giorno

– 22 Novembre 2020 –

«Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me»

INTRODUZIONE

G. – La regalità di Cristo, giudice dell’amore. Celebriamo oggi la solennità di Gesù Cristo, Re dell’Universo. Le letture di quest’ultima domenica dell’anno liturgico hanno lo scopo di farci comprendere la natura inattesa e sconvolgente della regalità di Gesù, una regalità diversa da quella del mondo: è un re pastore, che si prende cura del suo popolo e lo salva dal peccato; un re giudice, che si identifica con i poveri. Il profeta Ezechiele, nella prima lettura, condanna i “pastori d’Israele” che hanno sfruttato il popolo e non si sono presi cura del gregge loro affidato, e annuncia che Dio domanderà loro conto di ogni singola pecora (vv. 1-10). Vista la negligenza dei pastori, Yhwh stesso si prenderà cura del suo gregge. L’apostolo Paolo, nella seconda lettura, lega la regalità di Gesù alla sua vittoria sul peccato e sulla morte. Gesù è ancora in lotta con il peccato del mondo e con la morte. È certo però che, alla fine, le potenze del male e della morte saranno sconfitte e Cristo potrà così consegnare il suo regno al Padre. Tutte le scelte che nella vita ogni uomo ha fatto pro o contro l’amore di Dio e dei fratelli, acquistano valore di eternità per i tempi nuovi, quando il Figlio dell’uomo verrà a giudicare il mondo (vangelo). In osservanza alle disposizioni anti Covid-19 si ricorda che ci si può sedere solo nei posti indicati e indossando la mascherina ben posizionata su naso e bocca.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della solidarietà presente in ogni negozio della Città offriamo al Signore l’amore che sana, accoglie e ridistribuisce dignità.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Ma come fai, Gesù, a dichiararli benedetti, a farli entrare nella gioia del tuo Regno, se non ti hanno nemmeno riconosciuto? Ti hanno dato da mangiare, è vero, ti hanno dissetato, accolto, vestito, curato, visitato, consolato ma, tutto sommato, non l’hanno fatto per te dal momento che non sapevano che eri tu quel povero, quell’affamato… E invece quelli che hanno affollato le chiese, celebrato tante volte i santi riti, ascoltato il tuo Vangelo e pregato insieme, li tagli fuori dalla tua gioia solo perché, distratti o paurosi, sono passati oltre senza donare un pane, un vestito, un aiuto? Sì, lo devo ammettere, il tuo criterio per l’ingresso al paradiso è piuttosto strano e sconvolge tutti, sia i devoti che si aspettano i primi posti, sia tutti quelli che hanno agito per solidarietà, per compassione, ma senza pensare veramente a te. Tutti veniamo ricondotti a quello che conta veramente ai tuoi occhi: non le professioni di fede, né le dichiarazioni di appartenenza, ma azioni estremamente concrete come nutrire, dissetare, vestire, dare un letto, medicine, un lavoro… Tutte cose concrete che ti hanno raggiunto direttamente, in prima persona, nella tua carne denutrita, malata, sofferente…