Commento alla XXIX Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Monastero di Bose - A Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di  Dio

– 18 Ottobre 2020 –

«Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»

 

INTRODUZIONE

G. – Vivere nel mondo al cospetto di Dio. Celebriamo oggi la XXIX domenica del tempo ordinario. Nella prima lettura, il profeta Isaia si rivolge al popolo di Israele deportato a Babilonia e annuncia che nella marcia vittoriosa del re persiano Ciro si rende manifesta l’azione salvifica di Dio. Il re di Persia non conosce il suo vero Dio, ma nonostante questo lo serve ed è a sua disposizione. Attuando il suo piano di salvezza mediante questo sovrano straniero, Dio si manifesta padrone e signore della storia. Nella seconda lettura, Paolo presenta la chiamata alla fede dei Tessalonicesi come una elezione divina, una scelta fatta da Dio per amore. L’apostolo accenna anche alle modalità della predicazione del Vangelo: non si è trattato di semplice parola umana, ma di una predicazione nella quale Dio si è mostrato attivo con la forza del suo Spirito. Nel vangelo, il gruppo degli erodiani si fa avanti per cogliere in fallo Gesù. La loro domanda dovrebbe indurlo a opporre il regno messianico a quello dell’imperatore romano. Gesù risponde ponendo gli interroganti di fronte alla loro coscienza: poiché accettano l’autorità di Cesare e i benefici che ne derivano, devono accettarne anche le imposizioni, questo però va fatto senza ledere i diritti di Dio. In osservanza alle disposizioni anti Covid-19 si ricorda che ci si può sedere solo nei posti indicati e indossando la mascherina ben posizionata su naso e bocca.

 

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della solidarietà presente in ogni negozio della Città offriamo al Signore la porta che inonda il mondo dell’amore fraterno.

 

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – La tua domanda può sembrare del tutto ingenua e invece costringe i tuoi interlocutori a misurarsi con la realtà. Hanno tirato fuori dalla tasca una moneta che consente loro di acquistare e vendere dovunque, fin dove arriva il potere di Roma. E allora, perché si meravigliano se Cesare esige anche dei tributi non solo per il denaro da lui coniato, ma anche per le strade e gli acquedotti? In effetti quelli che pretendono di sottrarsi al pagamento delle tasse dovrebbero essere privati all’istante dell’uso di tutto quello che lo Stato realizza con le imposte, dalle strade alle ferrovie, dalle scuole agli ospedali, dai ponti alle misure di sicurezza… No, nessuno può fare il finto tonto o piangersi addosso pretendendo di essere spolpato fino all’osso. E tantomeno può appellarsi a te, Gesù, per trovare una copertura ai suoi furti. Ma tu non ti fermi lì, tu porti avanti il ragionamento e lo applichi al nostro rapporto con Dio. Possiamo pretendere di accampare solo diritti nei suoi confronti, dopo tutto quello che abbiamo ricevuto? Se è giusto pagare le tasse. è altrettanto giusto riconoscere i doni di Dio!