Commento alla XIX Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Giuliva Di Berardino sul senso profondo dell'evento della moltiplicazione  dei pani | lafedequotidiana.it

– 9 Agosto 2020 –

«Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare.»

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la XIX domenica del tempo ordinario. Riconoscere nella fede la presenza di Dio. La parola di Dio che la liturgia propone per questa domenica ruota attorno alla presenza rassicurante di Dio e chiama in causa la fede grazie alla quale l’uomo può diventare discepolo e testimone. La prima lettura propone, nella vocazione di Elia, l’esperienza di come il profeta sia condotto a modificare la propria immagine di Dio, che si rivela a lui nel sussurro di vento che sfiora la sua vita. Ogni volta che anche noi incontriamo il Signore nella sua Parola facciamo questa esperienza mistica di silenzio e di un cuore pronto ad accoglierlo. La seconda lettura, nella parola dell’apostolo Paolo alla comunità di Roma, mette in luce la “poca” pazienza dell’apostolo che vorrebbe già vedere tutti credere in Cristo e appartenere al suo Corpo che è la Chiesa. Alla sua impazienza fa da contrasto la pazienza di Dio. Nel vangelo Gesù raggiunge la barca dei suoi discepoli, camminando sulle acque. Il Maestro è il Signore presente nel silenzio, che incoraggia e ci raggiunge sulla barca della nostra vita. Siamo noi ad avere poca fede. Per questo falliscono i nostri tentativi di andare, come Pietro, incontro al Signore. Per questo rischiamo di affondare nelle miserie della vita quotidiana. Ma il rimprovero di Gesù non è burbero:  la sua mano tesa è il segno del suo amore per noi. In osservanza alle disposizioni anti Covid-19 si ricorda che ci si può sedere solo nei posti indicati e indossando la mascherina ben posizionata su naso e bocca.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della solidarietà presente in ogni negozio della Città offriamo al Signore la fora di non arrendersi mai.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Lo confesso, Gesù, anch’io ho avuto paura. Paura di trovarmi troppo lontano da terra e quindi di non avere a disposizione un approdo vicino e sicuro, in cui rifugiarmi. Paura delle onde che agitano la mia fragile imbarcazione e mi fanno dubitare di riuscire a far fronte alla tempesta. Paura del vento contrario che rende più complicata ogni cosa perché moltiplica le difficoltà. Paura di affondare senza che nessuno si getti in mare per salvarmi, paura che la mia esistenza venga dimenticata da te e dagli altri e che io mi trovi abbandonato alla mia sorte. La soluzione non consiste nel trovare il coraggio che non c’è, dal momento che nessuno se lo può dare. C’è un’unica possibilità per venirne fuori: afferrare la mano che tu mi tendi e riporre in te tutta la mia sicurezza. Sì, l’ho scoperto per esperienza: il contrario della paura è la fiducia. Fiducia in te, nella tua presenza perché tu sei sempre pronto a tendermi la tua mano, a mostrarmi una via d’uscita, a mettere sulla mia strada un compagno di viaggio che mi sostenga. Fiducia nel progetto di Dio, che nessuna tempesta può fermare perché il suo Amore vince ogni corrente contraria.