Commento alla XIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

– 28 Giugno 2020 –

«Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato»  

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la VI domenica del tempo ordinario. L’accoglienza, lo stile del cristiano. I testi della liturgia di questa domenica ci danno particolare speranza. Se vogliamo trovare un elemento che li accomuna, potremmo ravvisarlo nella fiducia che il Signore ripone nei suoi discepoli, nei profeti e nei suoi messaggeri. Chi li vede, intravede il riflesso di Dio. Chi li accoglie, sa operare le grandi meraviglie di Dio. È il caso del profeta Eliseo, nella prima lettura, alle prese con l’ospitalità gratuita offerta da una donna di Sunem che, insieme al marito, riesce a predisporre una piccola stanza al piano superiore per l’«uomo di Dio», «un santo» che passa da loro. Dio abita la casa dei suoi servi e li ricolma di ogni bene. Nella seconda lettura l’apostolo Paolo, continuando la riflessione sulla vita nuova portata da Cristo, parla del battesimo, cioè dell’esperienza che i credenti fanno nell’immersione per emergere come figli della luce. La metafora del battesimo è chiara: se Cristo risorto non muore più, anche noi, uniti alla sua morte, vivremo per sempre con lui. Il vangelo sottolinea la grandezza dell’accoglienza. I discepoli che portano la parola, la presenza e la forza della buona notizia che è Gesù Cristo e il suo regno, sempre più vicino all’uomo, sono riflessi di lui. In osservanza alle disposizioni anti Covid-19 si ricorda che ci si può sedere solo nei posti indicati e indossando la mascherina ben posizionata sul naso e bocca.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della solidarietà presente in ogni negozio della Città offriamo al Signore la capacità di leggere gli eventi e rispondere con opere concrete.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G.  – Tu sai, Gesù, che i tuoi discepoli si troveranno come agnelli in mezzo ai lupi. Li hai mandati in missione senza fornirli di una attrezzatura minima, liberi da qualsiasi impaccio, forti solo della Parola che hai loro affidata e del tuo potere che hanno ricevuto. Sono disarmati ed esposti al rifiuto, alla penuria, a tante situazioni spiacevoli, e devono affrontare i disagi del viaggio. Non sono semplici prestatori d’opera, ma sono legati a te da un rapporto particolare: la loro missione, in effetti, è la tua. Chi li accoglierà, allora, accoglierà te, chi li rifiuterà, rifiuterà te. E il Padre tuo che ti ha mandato. Ecco perché dobbiamo pensarci bene quando accampiamo pretesti per mettere alla porta i tuoi discepoli, coloro che ci portano il tuo Vangelo. Di fatto rifiutiamo la salvezza che ci offri, ci tagliamo fuori volontariamente da un disegno di grazia. Perché tu vuoi continuare a servirti di uomini e donne, con la loro fragilità, con i loro difetti e i loro limiti per far arrivare dovunque il tuo amore. Nella loro persona come nella tua si rende presente la bontà di Dio, la sua volontà di misericordia, il suo desiderio di entrare in comunione con l’umanità.