Commento alla III Domenica di Pasqua – Anno C

Una voce che chiama per nome - L'Osservatore Romano
– 3 Maggio 2020 –

 «Il pastore cammina davanti alle pecore, ed esse lo seguono perché conoscono la sua voce…»

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la IV domenica di Pasqua. Io sono la porta della salvezza. La liturgia contempla il Risorto come il pastore, colui che indica al gregge la via da percorrere, strada che presenta un tracciato fatto di passi da svolgere, come le tre letture mostrano. Nella prima lettura è sottolineato l’aspetto della conversione, la quale prende avvio dalla consapevolezza di aver commesso ciò che è male agli occhi di Dio. L’uomo deve salvaguardarsi dalla generazione malvagia che lo circonda, ricevendo il dono dello Spirito Santo attraverso il battesimo. La seconda lettura dice a cosa si è chiamati affinché tale dono abbia davvero efficacia: sopportare con pazienza le sofferenze, come ha fatto il Cristo, paradigma per ogni uomo. Solo così sarà possibile essere veri e degni testimoni, graditi a Dio e capaci di vivere secondo giustizia, perché salvati dalle piaghe del Maestro: d’ora in avanti ogni anima avrà il suo pastore e custode. In osservanza alle disposizioni Governative e dei Vescovi italiani per il contenimento del COVID-19 (Coronavirus) la celebrazione di questa messa viene fatta in assenza di popolo e trasmessa in diretta tramite i social. Si chiede a quanti vi prenderanno parte di predisporsi spiritualmente creando il giusto clima di preghiera e di comunione spirituale.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, i cesti della solidarietà diffusi per tutta la Città offriamo al Signore tutto ciò che possiamo per la condivisione e l’amore fraterno.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – C’è un rapporto intimo, Gesù, che mi lega a te, nel profondo, e sta alla base di tutta la mia vita. Ho avvertito di non essere ai tuoi occhi uno qualsiasi, uno come tanti, indistinto nella massa dell’umanità. So che tu mi conosci fin nelle pieghe segrete della mia anima, fin nei pensieri più reconditi della mia intelligenza e nei progetti coltivati dalla mia volontà. E anche se sono fragile, esposto continuamente agli sbagli, segnato dalla fragilità e dal peccato, tutto questo non mi spaventa perché so bene che il tuo sguardo non è quello implacabile del giudice, ma quello buono e misericordioso di chi prende a cuore la mia esistenza e vuole guarirla e renderla felice. Sì, tu mi conosci e quindi non posso fingere o nascondermi, ma so anche di essere sempre accompagnato con tenerezza anche quando commetto stupidaggini. E poi anch’io ti conosco perché hai voluto rivelarti: conosco la tua voce che risuona dentro di me, conosco le tue parole che tracciano il cammino, conosco quello che mi chiedi di fare sulla strada che continui a tracciarmi con la saggezza e la sicurezza del pastore.