«Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano»
INTRODUZIONE
G. – Celebriamo oggi la VII domenica del tempo ordinario. Siamo di Cristo se amiamo come lui. La liturgia della Parola di questa domenica contiene tre forti inviti che val la pena raccogliere perché il seme gettato da Dio trovi una terra feconda. Il libro del Levitico, invita l’uomo ad aprirsi alla verità, al confronto e ad eliminare tutto ciò che nella propria vita potrebbe portare a «covare rancore, odio e vendetta». Ciò che serve non è la “denuncia” sterile e fine a se stessa, ma l’amore per l’altro, il farsi carico, desiderando il bene. La partenza, come ricorda Paolo nella seconda lettura proposta, è la santità di Dio. È “santo” il Dio della Tôrah ed è “santo” il Dio del Nuovo Testamento a patto che nella comunità dei credenti abiti lo Spirito di Dio che «rende vani i progetti dei sapienti» e non permette che siamo divisi sulle “nostre” convinzioni terrene o sulle appartenenze, ma ci spinge all’unità e alla comunione in un solo Dio. Il vangelo, concludendo le cosiddette “antitesi” di Matteo nel discorso della montagna, pone l’accento sul duplice aspetto dell’amore che non finisce alla «legge del taglione» (occhio per occhio), superando enormemente il criterio della giustizia retributiva e accentuando il comandamento dell’amore che trasborda fino ad inglobare il perdono e l’attenzione ai nemici. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari, di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro. Per motivi di sicurezza si ricorda anche di non fermarsi nei pressi delle vie di entrata e di fuga ma di occupare i posti disponibili partendo dalle prime file vicino all’altare.
PRESENTAZIONE DEI DONI
G. – Con il pane, il vino, il cesto della solidarietà e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore l’amore che illumina ogni povertà.
RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE
G. – Ma perché, Gesù, ci chiedi addirittura di amare i nostri nemici, di far loro del bene? Non ti sembra eccessivo, impossibile? Non passeremo per degli inetti, incapaci di reagire al male, di contenerlo, di combatterlo, di bloccarlo? Ma perché, Gesù, ci domandi un comportamento completamente contrario alle scelte dei più, perché ci costringi ad essere agnelli facilmente divorati dai lupi rapaci? Eppure tu non sei stato tenero verso chi umilia e colpisce i piccoli, verso chi scandalizza i deboli, verso chi opprime e sfrutta gli inermi… Forse ci vuoi mostrare che l’”occhio per occhio” e il “dente per dente” non fanno che innescare una spirale di vendette, di ritorsioni, colpo su colpo. Forse ci vuoi far riflettere sulla possibilità di sconfiggere il male non adottando armi più efficaci e potenti, ma andando allo scontro in un modo diverso, disarmati e disarmanti, muniti solo di amore. In effetti, Gesù, se considero la storia delle comunità cristiane, devo riconoscere che il sangue dei martiri, di ogni tempo e di ogni luogo, è stato molto più fecondo delle armi. E che la testimonianza di molti profeti, schierati dalla parte dei poveri, ha lasciato un segno indelebile, destinato a durare molto più delle folli esibizioni di violenza.