– 10 novembre 2019 –
«Dio non è dei morti, ma dei viventi;perché tutti vivono per lui…»
INTRODUZIONE
G. – Celebriamo oggi la XXXII domenica del tempo ordinario. Le letture di questa domenica, soprattutto la prima e il vangelo, ci invitano a riflettere sulla fede nella vita dopo la morte. Da sempre gli uomini di ogni cultura e religione si sono interrogati sul senso della morte e sulla possibilità che anche dopo la morte la vita possa continuare. Le risposte che sono state date lungo i millenni sono assai diverse, spesso fantasiose. Le Scritture di Israele – e poi il vangelo – rispondono a tali quesiti con la fede nella risurrezione, che però non consiste in una semplice prosecuzione della vita terrena, ma comporta un vero e proprio salto di qualità, grazie al quale, se da un lato l’individualità dei singoli non viene annullata, dall’altro gli uomini godranno di una pace che per ora essi non possono ancora conoscere pienamente. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro.
PRESENTAZIONE DEI DONI
G. – Con il pane, il vino, il cesto della solidarietà e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la nostra vita e l’operato dell’amore.
RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE
G. – Non è casuale, Gesù, che ad inventare la storiella siano stati proprio i sadducei. Avranno anche sghignazzato tra di loro, sicuri di mettere in ridicolo una volta per tutte te e tutti quelli che credono nella risurrezione dei morti. Come uscire da un tranello così ben congegnato? Sembra che tu sia destinato ad essere sepolto dalle loro risate! È quello che pensano, in fondo, tutti i nostri contemporanei che si concentrano sull’esistenza di quaggiù, paghi dei successi e dei piaceri terreni, e considerano la vita eterna appannaggio dei perdenti e degli sconfitti, di tutti quelli che quaggiù hanno sperimentato il loro fallimento e tentano di consolarsi con una vita che viene dopo la morte. Ma a questo punto sei tu, Gesù, che sorridi davanti alla loro ingenuità clamorosa. Sì, perché continuano a considerare l’altra vita come la semplice prosecuzione dell’esistenza di quaggiù, a cui sono state apportate delle modifiche che la migliorano. No, la pienezza di Dio che ci è promessa non può corrispondere solo a qualche aggiustamento o a qualche tinteggiatura esterna. Si tratta di una trasfigurazione che investe ogni dimensione di questa nostra condizione e ci proietta su orizzonti inimmaginabili.