– 24 novembre 2019 –
«Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno»
INTRODUZIONE
G. – Celebriamo oggi la solennità di Cristo re dell’universo. La solennità di Cristo Re coincide con la conclusione dell’anno liturgico. Già le letture delle scorse domeniche hanno invitato i fedeli a riflettere sul tema delle realtà ultime, cioè la morte, il giudizio, la risurrezione dai morti e la speranza sulla fine dell’ordine storico presente. La parola di Dio odierna invita finalmente a contemplare il Signore, Re dell’universo, come colui che porta a compimento la storia riconciliando gli uomini con Dio per ristabilire la comunione compromessa dal peccato delle origini. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro.
PRESENTAZIONE DEI DONI
G. – Con il pane, il vino, il cesto della solidarietà e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la regalità della solidarietà.
RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE
G. – Quell’uomo sapeva di aver commesso tanti sbagli e di aver meritato la condanna degli uomini. Quell’uomo avvertiva di aver rovinato la sua esistenza, che ora stava per terminare e nel modo più terribile, più ignominioso, sotto gli occhi di tutti. Quell’uomo, Gesù, non può fare a meno di constatare l’odio che ti circonda: il silenzio colpevole, l’omertà dei più che si limitano ad osservare ciò che accade, le derisioni dei capi che hanno realizzato il loro piano e ora si illudono di averti fermato, le beffe e il rancore dei soldati che probabilmente ti scambiano per uno di quegli esaltati che hanno dato loro filo da torcere e che hanno provocato morte tra le loro fila. E poi, addirittura, gli insulti di chi è appeso anch’esso ad una croce e sta andando incontro alla fine. Eppure, nonostante tutto, quell’uomo intuisce che tu non sei un ciarlatano, che il modo in cui stai affrontando le sofferenze inaudite della croce e la barriera di un odio ingiusto rivela un amore più forte, più tenace di qualsiasi cattiveria. E fa l’unica cosa sensata: si affida a te, alla tua bontà, alla tua misericordia, alla tua tenerezza. E tu fai di lui, che innocente non è, il primo cittadino del paradiso.