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“L’Ombra non era in fin dei conti che una piccola cosa passeggera:
al di là di essa vi erano eterna luce e splendida bellezza”.
Carissimi, bentrovati.
Quest’anno comunitario che abbiamo appena iniziato è denso di sollecitazioni che ci arrivano dalla diocesi, dal calendario che segnala il centesimo anno di parrocchia e dalla situazione delle giovani generazioni. Il Consiglio pastorale ha cercato di dare un ordine all’ascolto e al dialogo comunitario con cui cercheremo di vivere tutto. A tal proposito credo che possa essere interessante immettere nel nuovo anno pastorale, oltre alla scuola di formazione per laici proposta dalla diocesi, anche un percorso per una riflessione sulle “malattie spirituali” della nostra comunità parrocchiale. È un invito a discernere i segni dei tempi, ascoltando la voce di Dio che parla attraverso il cuore e la storia degli uomini, nonché ad esaminare le ragioni che rendono corto lo sguardo della nostra comunità, impedendole di individuare le traiettorie di marcia per il futuro e, ovviamente, di percorrerle. Alcuni spunti utili per questo esercizio di discernimento comunitario possono provenire dal centenario dell’elezione della nostra chiesa a parrocchia, intorno a cui si è svolta la festa comunitaria dello scorso 14 giugno e per il quale si sta lavorando per dare le basi alla pratica del nuovo centro pastorale che, in un modo o in un altro, dovrà sostituire l’ormai obsoleto e inappropriato prefabbricato posizionato provvisoriamente dopo il terremoto del 1980. La storia di Maria SS.ma con il titolo del Rovo ci offre l’occasione per individuare il patrimonio di valori della nostra Comunità, per interrogarci se tali valori siano tuttora presenti e come possiamo metterli a frutto in prospettiva. Un ambito particolare su cui avviare una riflessione comunitaria riguarda la famiglia e l’accoglienza ai giovani, soffermandoci sulle modalità attraverso cui possiamo costruire un sistema di relazioni feconde che, da un lato, aiutino famiglie e ragazzi a sviluppare un senso di appartenenza ecclesiale, superando l’individualismo e l’isolamento della loro età, e, dall’altro, sostengano i genitori sia nel loro status vivendi sia nel ruolo di educatori. Terremo conto delle istanze che ci arrivano dai genitori e cercheremo di prestare ascolto ai più giovani, anche a coloro che non incontriamo nella Comunità. In questo tempo cerchiamo anche di far crescere la comunicazione tra noi. Intendiamo alimentare il desiderio di comunicare agli altri quello che viviamo e la disponibilità ad ascoltare gli altri. Il mese di novembre per la nostra Comunità è particolarmente prezioso anche per la ricorrenza liturgica di S. Martino compatrono della parrocchia. Viviamo ogni momento per trovare e ritrovarci nel percorso che ci conduce alla felicità.
don Francesco, parroco.