Commento alla Veglia Pasquale – Anno C

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– Sabato Santo 20 aprile marzo 2019 –

 «Al mattino presto le donne si recarono al sepolcro…»

 

INTRODUZIONE

G. – Per antichissima tradizione questa notte è “in onore del Signore” e la veglia che in essa si celebra commemorando la notte santa in cui Cristo è risorto è considerata come “madre di tutte le sante veglie”. In questa veglia infatti la chiesa rimane in attesa della risurrezione del Signore e la celebra con i sacramenti dell’iniziazione cristiana. La veglia pasquale, in cui gli ebrei attesero di notte il passaggio del Signore che li liberasse dalla schiavitù del faraone, fu da loro osservata come memoriale da celebrarsi ogni anno; era la figura della futura vera pasqua di Cristo, cioè della notte della vera liberazione, in cui “Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro”. Fin dall’inizio la chiesa ha celebrato la pasqua annuale, solennità delle solennità con una veglia notturna. Infatti la risurrezione di Cristo è fondamento della nostra fede e della nostra speranza e per mezzo del battesimo e della cresima siamo stati inseriti nel mistero pasquale di Cristo: morti, sepolti e risuscitati con lui, con lui anche regneremo. Questa veglia è anche attesa escatologica della venuta del Signore. La veglia si svolge in questo modo: dopo il “lucernario” e il “preconio” pasquale, la santa chiesa medita “le meraviglie” che il Signore ha compiuto per il suo popolo fin dall’inizio, fino al momento in cui, con i suoi mèmbri rigenerati nel battesimo, viene invitata alla mensa, che il Signore ha preparato al suo popolo, memoriale della sua morte e risurrezione, in attesa della sua venuta. Partecipiamo con tanto ardore e viviamo ogni gesto, canto, parola e segno perché realmente in noi si riversi la grazia del Cristo risorto. Ricordiamoci di spegnere i cellulari, di non fermarsi all’ingresso della chiesa, di non parlare durante la celebrazione e di accendere le candele che sono state consegnate solo dal cero e non con gli accendini.

LITURGIA DEL FUOCO

G.– Raccogliamoci attorno al fuoco e disponiamoci a iniziare questa Veglia. Ora don Francesco aiutato dal diacono e dai ministranti benedice il nuovo fuoco e poi, con le parole della liturgia, prepara il nuovo cero pasquale che brillerà nella nostra chiesa in onore del Signore in ogni momento di grazia. Mettiamo in questo fuoco tutto ciò che vogliamo che venga trasformato dall’amore di Dio. Dopo l’accensione del cero pasquale, segno visibile del Cristo risorto, accoglieremo i ministri in chiesa seguendo il cero al quale un po’ alla volta accenderemo la candela che teniamo in mano.

 

GRANDE DOSSOLOGIA

G –  Durante il canto del Gloria don Francesco accenderà le candele dell’altare. È la gioia della Pasqua, la luce del Risorto. Gli strumenti musicali e le campane che hanno smesso di suonare la sera del Giovedì Santo si uniscono alle nostre voci nell’inno di lode. Questo momento segna il passaggio alla nuova alleanza compiuta totalmente nel mistero pasquale del Cristo crocifisso, sepolto e risorto.

CANTO DELL’ALLELUIA

G – Dopo i giorni della Quaresima ritorna il canto dell’acclamazione pasquale per eccellenza: Alleluia, lodate Dio! Il silenzio dell’attesa viene squarciato da questo canto che esprime la gioia della risurrezione. Il Signore della vita è vivo e presente in mezzo a noi.

LITURGIA BATTESIMALE

G –  Il mistero pasquale che stiamo celebrando diventa concreto nei sacramenti che ci rendono cristiani, figli di Dio: il battesimo, la cresima, l’eucaristia. Come il fuoco rischiara e riscalda questa notte, così l’acqua diventa esperienza di purificazione e di rigenerazione. Nel grembo della Pasqua ognuno rinasce a vita nuova e accoglie in sé il dono dello Spirito.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G – Giunti alla quarta parte della Veglia pasquale, la Liturgia Eucaristica, abbiamo la possibilità di passare dal segno alla realtà: l’annuncio della Pasqua si realizza in noi con l’Eucaristia. Con il pane, il vino e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la nostra vita segnata dalla gioia della Risurrezione.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – La tua risurrezione, Gesù, ci coglie di sorpresa proprio come è accaduto alle donne e agli apostoli che hanno udito il loro annuncio. In fondo è una novità inattesa che rompe le nostre logiche e ci obbliga a fare i conti con le strade inedite che Dio ha scelto per cambiare la storia dell’umanità. La pietra è stata rimossa mentre noi ci aspettavamo che facesse da sigillo e ci assicurasse che nulla e nessuno avrebbe potuto sconfiggere la morte. Ora proprio quella pietra è il primo di molti massi che ostruiscono la nostra esistenza e la consegnano alle forze oscure del male, alla disperazione dei nostri fallimenti, al rancore divorante che cerca vendetta, ai calcoli di un’avidità che tutto divora. Il sepolcro è vuoto, privo del tuo corpo, tirato giù dalla croce e avvolto in un lenzuolo. Sì, nessuna tomba può essere la tua dimora perché tu sei il Signore della vita. Nessun rito funebre può essere compiuto su di te, anche se dettato dal molto affetto, per il semplice motivo che tu ora sei vivo e puoi essere cercato solo tra gli uomini ai quali continui, risorto, a mescolarti. Dopo la benedizione ci recheremo nella chiesa antica per il saluto a Maria e il canto di lode a colei che è corredentrice con il Signore Risorto.