Commento alla VI Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

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– 17 Febbraio 2019 –

 «Beati voi che ora piangete, perché riderete»

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la VI domenica del Tempo Ordinario. La proclamazione delle “beatitudini”, nella versione di Luca, permette una coscienza sempre nuova dello stile di vita che viene proposto ai seguaci di Gesù. La beatitudine proposta al cristiano non elimina le preoccupazioni nel quotidiano, si contrappone piuttosto alla prospettiva di chi vive totalmente ri-piegato su di sé, prigioniero del proprio egoismo e lontano quindi dalla volontà di Dio. Il vangelo delle beatitudini è connesso all’annuncio del regno di Dio: in Luca l’alternarsi di “beati voi” e “guai a voi” esprime con chiarezza in che cosa consista la decisione pro o contro il regno di Dio. Chi si pone alla sequela di Gesù rinuncia all’egoismo che rende estranei gli uni agli altri, per essere segno di una umanità rinnovata nell’amore. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della generosità e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la ricchezza che sfama ogni povertà.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Dove mi colloco, Signore? Da che parte mi metto? Oggi tu mi obblighi, in fin dei conti, a venire allo scoperto e a dichiarare se sono tra coloro che si rallegrano per le tue parole, per le tue promesse, oppure appartengo alla schiera di chi deve preoccuparsi per i tuoi “guai”. Non mi posso nascondere dietro un dito, farmi la solita domanda: Chi sono i poveri? Lo so bene chi sono: tutti coloro che non hanno nulla da perdere se questo mondo cambia veramente, tutti quelli che non contano su se stessi, su quello che hanno da parte, sulle loro posizioni o le loro disponibilità, ma hanno scommesso tutto su di te e sul progetto che sei venuto a realizzare. E so anche chi sono quelli che hanno fame, fame vera, lancinante, di cibo, di vestiti, di una casa, di un lavoro, fame di affetto, fame di dignità, fame di misericordia e di consolazione. Quello che tu annunci mi spaventa perché il mio stile di vita spesso anestetizza il mio cuore e io non provo più neppure vergogna per il cibo che getto nell’immondizia, per i vestiti che destino agli altri perché sono semplicemente fuori moda, per le mie spese assurde, per i capricci quotidiani, per quello che rubo facilmente a chi manca del necessario.