«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini…»
INTRODUZIONE
G. – Celebriamo oggi il Mercoledì delle Ceneri: inizio della Quaresima. Ritornare al Signore non superficialmente, ma con tutto il cuore, nella consapevolezza che la sua misericordia è infinita, questo è l’impegno proposto per il tempo quaresimale. È un tempo in cui la liturgia invita a riflettere sul senso profondo della vita cristiana. È un tempo speciale di incontro con Dio, di purificazione e di riorientamento della vita, un cammino di riscoperta della nostra interiorità e di conversione che porta alla Pasqua. Digiuno e preghiera sono modi attraverso cui si attua la conversione del cuore, lì dove si radicano i pensieri e le scelte che segnano la vita. Se è sincero, l’atto di penitenza e di cambiamento deve compiersi nel cuore. È proprio il vangelo ad indicare la strada della preghiera, del digiuno e dell’attenzione al prossimo che versa nel bisogno. Questo cammino ci permette di realizzare la vera “giustizia”, senza la quale non c’è atto religioso autentico. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro.
PRESENTAZIONE DEI DONI
G. – Con il pane, il vino, il cesto della generosità e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore il sacrificio di questo giorno.
RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE
G. – Gesù, c’è una malattia che intacca anche le azioni più nobili e sante e le deturpa in modo irreparabile: è la voglia di esibirsi, di essere ammirati dagli uomini. È come un tarlo che corrode, sfigura e riduce in polvere gesti che hanno un grande significato. Così l’elemosina, che nasce dalla compassione per la sofferenza dell’altro, sostegno al suo disagio, alla sua fatica, diventa occasione per farsi pubblicità, per gettare ai quattro venti una particolare immagine di sé, per ottenere in qualche modo un vantaggio da ciò che dovrebbe essere completamente gratuito e disinteressato. Così la preghiera, ricerca sincera di una relazione autentica col Padre, finisce per assurgere ad occasione per attirare su di sé gli sguardi dell’altro, per far mostra della propria devozione, per segnalare il proprio attaccamento ai riti della religione. Ma un cuore preoccupato di far breccia nella considerazione altrui, potrà mai entrare in contatto con Dio? Così il digiuno, inventato per provare fame di Dio, desiderio della sua parola, e quindi passaggio significativo per ancorarsi all’essenziale, viene ridotto ad espediente per segnalare il proprio rigore, la propria bravura.