Commento alla Festa della S. Famiglia – Anno C

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– 29 Dicembre 2018 –

 «Portarono Gesù a Gerusalemme per presentarlo al Signore.»

 

 INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la festa della Santa Famiglia. Gesù “smarrito” al Tempio è per Maria e Giuseppe una preoccupazione, come sarebbe per ogni genitore. La famiglia, infatti, è sinonimo di cura, di protezione. E tuttavia ognuno, nella vita, ha una sua missione. Così è di Gesù: anche per la sua famiglia umana c’è un cammino di ricerca e di comprensione della identità e della missione propria di Gesù, che saranno pienamente rivelate solo alla fine del suo percorso terreno. Anche in questa ricerca la famiglia di Nazaret diventa modello: rimanda al mistero della vita, che richiede pazienza, capacità di accoglienza, di ascolto e di rispetto. In questa celebrazione vogliamo pregare per tutte le famiglie della nostra comunità parrocchiale ricordando chi si è sposato da poco e chi è famiglia benedetta dal Signore già da molti anni. Un particolare ricordo lo facciamo anche per tutti coloro che in questo anno ricordano il loro venticinquesimo, cinquantesimo e sessantesimo di nozze. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della generosità e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore l’amore che è preludio di ogni preparazione e condivisione.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Non sei più un bambino, Gesù, e quel giorno Maria e Giuseppe, nel bel mezzo dell’ansia e dello stupore, hanno dovuto rendersene conto. Non sei più un bambino, Gesù, e ora, per il tuo popolo, sei considerato maggiorenne, responsabile in prima persona delle tue azioni, delle tue scelte, davanti a Dio e agli uomini. Ecco perché la tua risposta li richiama alla realtà, alla missione che sei venuto a compiere sulla terra. La tua esistenza, finora, è stata quella del tutto normale di un figlio d’Israele, nella famiglia e nel villaggio a cui appartieni, fin da piccolo. E tuttavia questo tempo prima o poi si concluderà e arriverà il momento di lasciare la tua gente, il tuo lavoro, il tuo paese, per portare dovunque la buona notizia, per realizzare le promesse di Dio. Quello strappo prima o poi dovrà prodursi, Maria e Giuseppe vi si devono preparare perché la tua vita non appartiene ai loro progetti, ai loro sogni, ma al Padre tuo e al suo disegno di amore. Quei tre giorni senza di te, del resto, annunziano già la prova della tua morte e risurrezione, compimento imprevisto della tua esistenza.