Commento alla XIV Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

 Risultati immagini per molti ascoltando rimanevano stupiti

– 8 luglio 2018 –

 «… Molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose?»

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la XIV domenica del tempo ordinario. Bastare a se stessi è spesso interpretato come conquista di autonomia. E tuttavia, se da una parte la crescita in umanità richiede una maturazione anche di una corretta autonomia, d’altra parte una non giusta comprensione di essa può nascondere il rischio di atteggiamenti di autosufficienza e di arroganza. La fede, rendendoci consapevoli dell’innato nostro limite, mette in guardia da questo pericolo: siamo chiamati ad annunciare la forza di Dio in noi attraverso la nostra debolezza. Il cristiano non può pretendere di essere migliore degli altri: la presunzione di perfezione è spesso un peccato di superbia che diventa controtestimonianza del Vangelo. La scelta di seguire Cristo comporta sempre anche la consapevolezza della propria fragilità. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della generosità e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la generosità del cambiamento interiore.

 

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – La tua presenza, Gesù, dovrebbe essere motivo di gioia: torni al tuo villaggio, Nazaret, un luogo oscuro che non ha mai fatto parlare di sé nella storia. E ora tutti sanno della tua sapienza e dei gesti meravigliosi che hai compiuto. E poi sono la tua gente, il tuo clan, coloro che ti conoscono fin da piccolo e ti hanno visto crescere, diventare un uomo. Ce n’è abbastanza per una rimpatriata, densa di commozione, ma anche di festa. E invece no. Nella sinagoga dove tante volte sei venuto a pregare i tuoi compaesani passano dallo stupore iniziale all’irritazione: tu per loro diventi – come annota Marco un vero e proprio inciampo per la loro fede. No, non può essere che Dio visiti il suo popolo attraverso un rabbì che non ha neppure attinto le sue conoscenze da un maestro insigne. No, non è possibile che Dio intervenga per liberare dal male, per consolare e strappare alla morte attraverso un uomo che fino all’altro ieri non ha fatto nulla di straordinario, ma ha condiviso in tutto e per tutto la vita quotidiana di Nazaret, senza sconti e senza privilegi. Eppure ieri come oggi le cose vanno così: poiché riteniamo che Dio dovrebbe intervenire a sirene spiegate e in compagnia dei grandi, ci condanniamo a rifiutare una salvezza vicina, offerta in modo semplice.