«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore»
INTRODUZIONE
G. – Celebriamo oggi la V Domenica di Pasqua. Dispersi dalle nostre occupazioni, siamo riuniti qui per celebrare l’Eucaristia. Non gli uni accanto agli altri, quasi per abitudine, come una massa… ma gli uni insieme agli altri, membra di uno stesso Corpo, tralci dell’unica vite. Fratelli e sorelle, apriamo i nostri cuori al Cristo risorto per ricevere la sua vita e i suoi doni. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro.
PRESENTAZIONE DEI DONI
G. – Con il pane, il vino, il cesto della generosità e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la solidarietà della nostra vita.
RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE
G. – Ci ho provato, ho voluto assaporare l’ebbrezza di mettermi in proprio, di farcela da solo, come se tu non esistessi, come se la vita fosse una mia proprietà ed io potessi decidere, in modo autonomo, che cosa è bene e che cosa è male. Ci ho provato, Gesù, perché avvertivo il bisogno di essere totalmente libero, sganciato da te, dal tuo Vangelo, libero di fare quello che mi aggrada, libero di percorrere le strade in cui mi porta il caso o il capriccio. Ci ho provato, Gesù, e mi sono ritrovato a mani vuote dopo aver speso tante energie, con il sapore amaro del fallimento e la certezza di aver buttato via tanto tempo e tante fatiche, invano. Mi sono fidato della mia saggezza, della mia perspicacia, della mia forza e ho dovuto ammettere di aver commesso troppi sbagli madornali. È vero: sono un tralcio e la vite sei tu. Da te mi arriva quella linfa vitale che è un dono prezioso, inestimabile, perché mi permette di uscire dalla mia innata fragilità e mi regala una bussola, mi traccia una strada e mi dà la forza di percorrerla. Così anche la mia esistenza diventa feconda di bene.