– 18 Marzo 2018 –
«Se il chicco di grano non muore, rimane solo…»
INTRODUZIONE
G. – Celebriamo oggi la V Domenica di Quaresima. Avvicinandoci al cuore del mistero pasquale, la liturgia ci chiede di riflettere sulla valenza salvifica della croce, paradosso di morte e vita, annientamento e gloria. La prima lettura presenta un’alleanza nuova promessa in uno dei momenti più tragici della storia di Giuda: l’assedio, la distruzione di Gerusalemme e l’esilio. Mentre tutto sembra perduto, Dio promette un nuovo inizio caratterizzato dal perdono e dall’amore incondizionato. Il vangelo narra l’attualizzazione della promessa antica. Il radunarsi delle genti attorno al Figlio sancisce il compiersi dell’ora in cui Gesù innalzato attirerà tutti a sé. È un’ora paradossale in cui tutte le realtà cambiano segno: morire è vivere, perdere è guadagnare. I ragazzi del secondo anno e del dopo comunione porteranno sul nostro veliero i remi. Essi rappresentano la forza, l’entusiasmo, il muoversi per non sbagliare la direzione. Bisogna darsi da fare, c’è qualcuno che ha bisogno del nostro aiuto e la parola sui cui riflettere è: Impegno! Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro.
PRESENTAZIONE DEI DONI
G. – Con il pane, il vino, il cesto della generosità e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la nostra piccolezza che cadendo nella storia diventa abbondanza.
RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE
G. – È la storia del chicco di grano che deve morire nel grembo della terra se vuole portare frutto. È la tua storia, Gesù, della tua vita regalata interamente all’umanità, messa nelle mani degli uomini, del tuo amore che non mette confini perché accoglie anche la sofferenza, l’ingiustizia e addirittura la morte. Ed è quanto accade ad ogni nostra esistenza: solo se accetta di donarsi, di spezzarsi, di offrirsi, di marcire, conosce una pienezza e una fecondità impreviste ed inaudite. Non è difficile da capire questa verità: è duro viverla, fino in fondo. In un’epoca in cui la parola d’ordine è l’autoaffermazione, in cui si colloca sempre al primo posto la riuscita, il vantaggio personale, i propri diritti inalienabili, non è facile essere disposti a sacrificarsi, a rinunciare alle proprie legittime aspirazioni, ai propri progetti ben costruiti per mettere a servizio degli altri non solo il proprio tempo, le proprie doti, ma addirittura se stessi. Eppure questa è la strada che tu hai tracciato e percorso, strada di morte e di risurrezione.