– 14 Febbraio 2018 –
«Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta…»
INTRODUZIONE
G. – Celebriamo oggi l’inizio della Quaresima con il rito delle imposizioni delle ceneri. All’inizio del nostro cammino quaresimale, le letture ci invitano ad abbandonare ogni forma di pietà apparente per tornare all’essenziale: la relazione con Dio. Il vangelo ci invita ad entrare nelle profondità del nostro cuore, in questa stanza chiusa dove possiamo essere veri, ‘nudi’, di fronte al nostro Dio. Bisogna scrutare il nostro cuore, a lacerarlo. Lacerare il cuore indica non solo riconoscere il nostro peccato, ma permettere alla misericordia di Dio di invaderlo e ricostruirlo. L’esito di questo incontro con la misericordia: il dono di un cuore riconciliato, capace di assumere un TU nuovo: il TU del Figlio, del Cristo che vive in noi. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari, di non fermarsi all’ingresso della chiesa ma di occupare tutti i posti disponibili, di non masticare gomme e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro.
IMPOSIZIONE DELLE CENERI
G. – I rami d’ulivo e di palma che lo scorso anno, la domenica delle palme, hanno acclamato Cristo che si incamminava verso la croce, ora sono cenere. Le ceneri d’inizio della Quaresima sono ceneri di risurrezione. Ceneri pasquali. Ci fanno ricordare che la vita è croce, morte, rinuncia, peccato, ma insieme ci assicurano che il progetto pasquale è lasciarsi raggiungere dalla vita nuova e gloriosa del Signore Gesù. Come il fango di Adamo prese vita al soffio di Dio, anche il nostro fango di oggi, per la forza dello Spirito, è destinato alla vita di Pasqua.
PRESENTAZIONE DEI DONI
G. – Con il pane, il vino, il cesto della solidarietà e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore il frutto del nostro digiuno di questo particolare giorno.
RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE
G. – La strada che mi proponi non è molto battuta, Gesù. Mentre tutti sono intenti a difendersi dai poveri e dal disagio che provocano per garantirsi la propria pace e il placido godimento dei diritti acquisiti, tu mi chiedi di lasciarmi commuovere dalle storie di chi fugge dalla guerra e dalla persecuzione, dalla fame e dalla penuria endemica e di fare la mia parte, di mettere mano al portafoglio. Mentre ogni giorno si paga il tributo all’idolo dell’efficacia e della vitalità e ci si lascia stritolare da un attivismo che non conosce soste o pause, tu ci inviti a trovare del tempo per Dio: uno spazio specifico e qualificato per ascoltare, innanzitutto, per meditare e rispondere a Colui che continua a raggiungerci con una parola colma di saggezza e di amore. Mentre si è facili prede di bisogni che non conoscono limiti, di strategie di accaparramento e ci lasciamo guidare da un’ansia divorante che non risparmia né i cibi, né le persone, tu ci metti sulla strada del digiuno, di una rinuncia che tocca il corpo per poter finalmente avvertire la fame di ciò che conta veramente: una relazione autentica con Dio, a cui attingere saggezza, gioia e pace.