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«La fede è conoscenza del cuore e oltrepassa il potere della dimostrazione.»
Carissimi,
a fine settecento il filosofo Kant scriveva: «Ora io dico: l’uomo, e ogni essere razionale in genere, “esiste” come scopo in se stesso, e “non solo come mezzo” perché sia usato da questa o quella volontà; in tutte le sue azioni, dirette, sia verso se stesso, sia verso altri esseri razionali, esso dev’essere sempre considerato, “al tempo stesso, anche come un fine”». Chi conosce l’autore sa bene che si tratta di un’affermazione nobile, inserita in un progetto etico, di natura laica, che merita gran rispetto. L’esistere «come fine a se stesso» rappresenta il riferimento antico e nobile che, lungo più di due secoli, ha portato a forme patologiche di individualismo. Questo, senza punti di riferimento e privato degli argini dell’essere persona completa, ci sta conducendo in un baratro deviante. L’individualismo assoluto è il contrario di una fede compresa, accettata e vissuta. Tutto in torno a noi si muove su questo binario e, in maniera subdola e sommersa, agisce per convertirci sempre più al concetto di finito. Utilizziamo questo tempo di vacanza e riposo anche per riflettere e valutare come il nostro cammino di Battezzati sia altro.
don Francesco – parroco.
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