Commento alla VI Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

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Domenica 12 Febbraio 2017
«Non sono venuto ad abolire la Legge o i Profeti, ma a dare compimento»
INTRODUZIONE
G. – Celebriamo oggi la VI Domenica del Tempo Ordinario. Gesù è un punto discriminante tra antico e nuovo, in ogni ambito di vita. Riflettendo sul senso della legge antica, egli propone ai suoi discepoli un “di più” che deve caratterizzarli: un di più che riguarda il cuore delle persone, e che si fa concreto nei vissuti quotidiani, nella capacità di costruire fraternità, nell’amore tra uomo e donna, nell’uso sincero delle proprie parole e in tanti altri campi. La legge può rimanere qualcosa di imposto dall’esterno, e in quanto tale non trasforma l’intimo dell’essere umano. Il nuovo a cui Gesù richiama si pone oltre l’esteriorità e tocca l’essere più profondo di ognuno: non l’apparire, ma l’essere diventa importante. Non l’esteriorità delle azioni, ma il cuore dell’uomo davanti a Dio determina l’autenticità della fede cristiana. Il vangelo riassume la proposta di Gesù in una serie di ‘antitesi’: non si tratta però di creare un contrasto tra Legge e Vangelo o persino di metterli tra loro in contraddizione. Gesù parla di compimento, di pienezza: si tratta di cogliere quella “giustizia più alta” che per Gesù è la vera anima della ‘alleanza’ tra Dio e l’umanità. Come sempre ricordiamo l’importanza del silenzio, la partecipazione alla preghieraanche con il canto e di spegnere i cellulari.
PRESENTAZIONE DEI DONI
G. – Con il pane, il vino, il cesto di solidarietà e le offerte raccolte nei cestini presentiamo al Signore la nostra intenzione di rompere i sistemi ingiusti della povertà e dell’indifferenza.
RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE
G. – Non ti basta, Gesù, l’osservanza rigorosa e devota alle regole della legge scritta e della tradizione orale: chi vuole seguirti deve obbedire ad una legge d’amore che prevede un cambiamento profondo nel modo di vedere e di giudicare, di scegliere e di agire. Per questo tu chiedi di fare bene attenzione a quello che spesso siamo portati a minimizzare, a non prendere sul serio: all’insulto che umilia e disprezza, all’ira che investe con violenza, al rancore che tarla segretamente i rapporti, al desiderio cattivo che cova nel profondo e attende solo il momento buono per dare realizzazione a propositi turpi. Mentre tutti invocano decisione nel giudicare e condannare gli errori commessi dagli altri, tu chiedi determinazione, ma nell’estirpare il male che sta inquinando il nostro sguardo o le nostre azioni o le nostre parole. Anche ciò che è permesso dalle leggi degli uomini per te non costituisce un comodo alibi per sentirsi dispensati dal rispettare il comandamento dell’amore, che è infinitamente più impegnativo di ogni norma inventata dagli uomini, di ogni stratagemma pensato a causa della durezza degli uomini.