Commento alla III Domenica di Avvento – Anno A

Domenica 11 Dicembre  2016

 «Giovanni, dal carcere, mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire?»

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la III Domenica dell’Avvento. Dio non è contrario alla felicità degli esseri umani, egli vuole la riuscita della loro vita. Le gioie semplici della vita quotidiana, quelle che rallegrano il cuore a motivo di una nascita, di un amore, di una festa, sono momenti che danno corpo al tendere umano verso la felicità. C’è però anche una gioia più profonda, quella che nasce dal sentirsi amati da Dio e in pace con lui: una gioia intima, che nessuna difficoltà e neppure le prove più dure possono scalfire. Questa gioia di Dio diventa forza, energia anche nella sofferenza, può rendere liberi interiormente e aiutare a costruire una vita ricca di senso. Il vangelo di oggi è per noi illuminante: la domanda che il Battista rivolge a Gesù, se sia lui il Messia vero o se si debba attendere un altro, ci costringe a riflettere sulle nostre attese, che spesso illudono perché dirette a falsi idoli e a ingannevoli promesse. Nella sua risposta Gesù dichiara il criterio per riconoscere il vero Messia: la vicinanza ai piccoli e ai poveri della terra quale segno della vicinanza stessa di Dio. (Il terzo segno di questo cammino è una canna sbattuta dal vento. Con questa immagine e la relativa candela che accendiamo siamo chiamati a perseverare nella fede anche quando tutto intorno a noi sembra essere contrario, sembra essere tristezza. Alla fine la gioia di Dio trionferà). Come sempre ricordiamo l’educazione di spegnere i cellulari, di partecipare alla preghiera anche con i canti e di non parlare durante la celebrazione.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto di solidarietà e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore i nostri insuccessi per ripartire più forti e convinti di prima.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Dio sta agendo in mezzo agli uomini e lo fa attraverso di te, Gesù. I segni che tu offri sono inequivocabili, eppure non è raro che qualcuno trovi proprio in te un motivo di scandalo! Ma allora non basta ridonare la vista ai ciechi e l’udito ai sordi, far camminare gli zoppi e purificare i lebbrosi? Non è sufficiente richiamare i morti alla vita e donare una speranza ai poveri? Perché ci sono ancora, oggi come ieri, quelli che ti rifiutano, quelli che ti osteggiano, quelli che ti ritengono addirittura un inciampo sulla via di Dio, una minaccia alla religione? Forse perché, Gesù, tu non corrispondi alle immagini che ci siamo costruiti di te, di Dio, della salvezza che offri. Forse perché la Buona Notizia che tu doni a chi ti affida la vita è una novità che non può essere gestita a modo nostro, controllata nei suoi effetti, smussata negli aspetti più sconcertanti e rivoluzionari. Irrompe sulla nostra storia con conseguenze benefiche, ma travolgenti, obbliga a cambiare mentalità e comportamenti e a lasciarsi condurre verso terre inesplorate.