Commento alla II Domenica di Avvento – Anno A

Domenica 4 Dicembre  2016

 «Colui che viene dopo di me è più forte di me…»

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la II Domenica dell’Avvento. L’annuncio della prossima venuta di Cristo e della liberazione che egli porta genera sentimenti di speranza. Anche nella nostra epoca presente si avverte, a volte con ansia e trepidazione, la necessità di essere liberati da catene pesanti che sembrano tirarci sempre più verso il basso. Non mancano, nella società d’oggi, gravi tensioni e rischi di alienazione, da cui non può salvarci la fuga in una vana nostalgia del passato. In questo contesto può trovare posto l’annuncio della venuta di Cristo: egli può alimentare la nostra fede e rispondere alla speranza di vita buona e riuscita. Solo lui può essere anche oggi la nostra salvezza. Per Giovanni Battista, la cui figura domina il vangelo di oggi, il Signore viene per regnare sulla vita delle persone, per realizzare la sua signoria nella storia umana. Egli ha bisogno di liberi collaboratori, che accolgano la sua bella notizia e si rendano disponibili al suo progetto di umanità riuscita. Questi saranno battezzati, ossia purificati e guidati dallo Spirito di Dio.  Il secondo segno di questo cammino è il virgulto che nasce da una radice apparentemente secca. Quando si affida a Dio la propria vita non esiste nulla di realmente morto, tutto può ripartire anche se c’è una grande tempesta che tenta di spezzare inutilmente ciò che lui protegge. Come sempre ricordiamo l’educazione di spegnere i cellulari, di partecipare alla preghiera anche con i canti e di non parlare durante la celebrazione.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto di solidarietà e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la capacità di trasformare il brutto in bellezza.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Giovanni il Battista è stato mandato a destare i cuori, ad invitare alla conversione perché non ci accada la cosa peggiore, cioè mancare all’appuntamento con te, Gesù, che passi a visitarci, e perdere così la possibilità di vivere una vita nuova, trasfigurata dal tuo amore. La tentazione, dopo duemila anni, è in fondo sempre la stessa, quella dei farisei e dei sadducei che si attirano le parole roventi del profeta, così stranamente attuali per noi cristiani del XXI secolo. Viviamo una religione della cornice, ma il quadro non c’è più da troppo tempo, ci accontentiamo di uno scenario non privo di vestigia religiose, ma ormai troppo lontano dalla nostra esistenza, dalle scelte che la qualificano, da ciò per cui siamo disposti a lottare e a sacrificarci. Ci illudiamo di poter vivere di rendita, paghi di avere un cugino prete o una zia suora e di pagare di tanto in tanto il pedaggio ad una tradizione divenuta estranea al nostro cuore. Attraverso il Battista, Gesù, tu ci scuoti dal nostro torpore e ci obblighi a fare i conti con il tuo Vangelo, senza rimandare ulteriormente la decisione di cambiare.