Commento alla XIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

Domenica 26 Giugno 2016

 «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge in dietro, è adatto per il regno di Dio

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la XIII Domenica del Tempo Ordinario. Gesù è riconosciuto fin dall’inizio come “maestro”: egli chiama a seguirlo e accoglie attorno a sé dei discepoli, in tutti i tempi. Di fronte a questa chiamata e alla corrispettiva “elezione” non contano privilegi di razza o di condizione sociale, ma solo l’adesione libera a lui, resa manifesta dai “frutti” che ne seguono. In altri termini: davanti a Dio nessuno può gloriarsi di presunti meriti, ma è doverosa la riconoscenza per la grazia che Dio ha riversato su di noi. E tuttavia non si tratta di “grazia a buon mercato”: essa è donata perché sia portatrice di salvezza, perché trasformi la vita secondo il progetto di Dio e sia comunicata, diffusa, affinché il mondo si salvi. È un messaggio chiaro ad ogni cristiano: ognuno è chiamato ad una scelta decisiva, che si esprima nel portare frutto. La grazia della chiamata ad essere discepoli ci rende persone responsabili. Come sempre ricordiamo l’importanza di spegnere i cellulari e di partecipare alla preghiera senza parlare e disturbare.
PRESENTAZIONE DEI DONI
G. – Con il pane, il vino, il cesto di solidarietà e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la nostra determinazione a fidarci della sua Parola di salvezza.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Hai preso la ferma decisione di metterti in cammino verso Gerusalemme e sai bene, Gesù, quello che ti attende. Eppure vuoi andare fino in fondo, deciso ad essere fedele al progetto che il Padre ti ha affidato. Ecco perché tu domandi ai tuoi discepoli la stessa determinazione, lo stesso coraggio nel seguirti. Nulla e nessuno può diventare un impedimento, un ostacolo che rallenta la nostra adesione a te e al tuo disegno di salvezza. Non c’è spazio, dunque, per i convenevoli, non c’è legame affettivo o lavorativo che possa mettersi di mezzo, così come non c’è posto per i rimpianti, per un ultimo sguardo a quello che si lascia. Tu stesso non sei forse rimasto senza villaggio, senza clan, senza famiglia? Ma come potremo, Gesù, mettere insieme le tue parole con lo stile che abbiamo adottato per vivere da cristiani a modo nostro? Come continueremo a chiamarci tuoi seguaci se non siamo disposti a staccarci da tutto quello che ci sottrae al tuo Vangelo e ci mette continuamente sulla strada del compromesso nell’illusione che si possa in ogni caso evitare una scelta definitiva e totale? Donaci, allora, Gesù, di lasciare senza paura quello che ci sta alle spalle per abbandonarci senza reticenze e senza dubbi alla tua volontà.