“Le nostre ferite sono spesso le aperture nella parte migliore e più bella di noi.”
Carissimi,
questa è la quinta Festa Patronale che celebro con voi e che mi ricorda quanto velocemente trascorra il tempo. Certo la festa non risolve d’incanto i problemi che ci assillano ma ci offre uno spazio per sostare, riunirci insieme e guardare in alto, in modo da persuaderci che non siamo soli, che c’è speranza in un futuro migliore il cui avvento dipende anche dal nostro impegno, dalla nostra inventiva, esorcizzando la cupa rassegnazione o l’asettico immobilismo. La nostra festa ci invita ad alzare gli occhi verso Colei che a Cana si accorse per prima che stava per finire il vino che “rallegra il cuore dell’uomo” e ottenne da Gesù abbondante vino eccellente, per chiederle di ottenerci, attraverso Gesù, da Dio Padre, di essere liberati dai mali presenti e di ottenere tutto ciò che dà senso e pienezza alla nostra vita. La festa patronale ci offre anche un’occasione per riflettere sul cammino percorso che – dal mio punto di vista – mi permetto di condensare in due frasi: massima consolazione dalla chiesa-comunità – amarezze e preoccupazioni dalla chiesa-casa edificio. Mi accade di sentir esprimere anche da persone che solo occasionalmente entrano nella nostra Comunità parrocchiale l’apprezzamento per l’accoglienza cordiale e sorridente, per la disponibilità delle persone che svolgono i vari servizi, in una parola, per il clima di famiglia che vi si respira. Non siamo una Comunità perfetta. Anche tra noi sussistono pareri diversi, talvolta discordanti, serpeggiano malcontenti e mormorazioni ma, se non mi inganno, vengono sportivamente e cristianamente superati. Rendiamo grazie a Dio e a tutti voi che anteponete ai vostri gusti personali il bene comune e la concordia. Non si può far parte di quelli che si affacciano alla Comunità con la pretesa che tutte le loro richieste vengano esaudite e quando questo non avviane se ne vanno. Alla legittima richiesta: che cosa mi attendo da questa comunità? Bisogna saper dare voce anche all’altra correlativa e più impegnativa domanda: che cosa do, posso dare e devo dare a questa Comunità? Sia questo il clima giusto, festoso, operoso che ci permette di crescere e apportare quei miglioramenti evangelici che non sono solo un programma di vita ma la vita vera e bella donataci da Dio. Sia la festa patronale il giusto anello che ci congiunge a Dio per intercessione di Maria SS. Incoronata del Rovo. Colgo l’occasione per dire grazie al generoso apporto di mente, di cuore e di braccia di tanti volontari, desidero esprimere il mio apprezzamento e la mia gratitudine per tante persone che con dedizione diuturna, tanto operosa quanto silenziosa, assicurano il necessario e anche il sovrabbondante per la vita della Comunità. Il Signore ricompensi già in questa vita queste care persone. Concludo augurando che quanto andremo a vivere ci faccia scendere dai piedistalli e ci permetta di camminare tutti insieme sulla via della Santità. Buona festa,
don Francesco e il Consiglio Pastorale