“Quello che sei è il dono di Dio a te, quello che diventi è il tuo dono a Dio.”
Carissima Comunità,
era il primo giorno dopo il sabato … E che giorno! … Una pietra ribaltata, un sepolcro vuoto, una incredibile notizia che risuona nell’aria tersa del mattino: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto!”. L’annuncio arriva agli apostoli e questi corrono al sepolcro e trovano solo delle bende per terra e il sudario piegato in disparte. Ma Lui non c’è più. Poi Gesù stesso appare più volte lo stesso giorno per rassicurarli. Si manifesta a Maria di Magdala. Si fa vedere ai discepoli di Emmaus, delusi e rattristati, appare agli apostoli nel cenacolo. Sempre in “quel giorno”. Per questo la liturgia nel giorno di Pasqua ci farà cantare: “Questo è il giorno che ha fatto il Signore. Rallegriamoci e in esso esultiamo”. Per questo verrà chiamato “Domenica”, cioè “Giorno del Signore”. Giorno in cui il Padre, risuscitando il suo Figlio dalla morte, ha operato la salvezza del mondo. E otto giorni dopo, apparirà di nuovo per confermare che quella è la nuova festa di coloro che credono in lui e mangerà con loro, come aveva fatto nell’ultima cena. E ancora cinquanta giorni dopo il giorno di Pentecoste, il primo dopo il sabato, manderà il dono dello Spirito Santo. Da quel giorno ogni domenica, noi cristiani, fedeli al Signore, ci ritroviamo per celebrare la Pasqua, per compiere quei gesti e ripetere quelle parole, in obbedienza al comando di Gesù che ha detto “Fate questo in memoria di me”. Così Gesù continua a farsi presente oggi nelle sue parole, nei segni del pane e del vino, continua a manifestarsi come risorto nello “spezzane il pane”. Per questo dobbiamo comprendere che la celebrazione della santa messa, ogni domenica è un appuntamento indispensabile. È l’incontro assieme ai fratelli nella fede, con il Cristo risorto, il Cristo “vivo” che spezza ancora il pane con noi, che ci ricorda che quel pane é il segno del corpo che ha sacrificato per noi sulla croce. È lo stesso Cristo che nell’ultima cena ci ha insegnato a servire i fratelli con il gesto della lavanda dei piedi e ci ha fatto capire che non c’é Eucaristia senza vita di carità e di comunione. Per noi l’Eucaristia é necessaria per non rendere la fede una realtà astratta e il Vangelo un bell’ideale, avulso dalla vita quotidiana. Cosi la domenica non è solo il giorno dell’incontro con il Signore, ma anche il giorno per andare incontro ai fratelli, anche “il giorno della Comunità”, della Chiesa. Noi non possiamo vivere senza il Giorno del Signore. Eppure la nostra società sta facendo di tutto per portarcelo via. C’è sempre più il rischio di trasformare la domenica da festa della famiglia e della comunità cristiana a festa privata. Il documento dei Vescovi sul giorno del Signore, ricorda: “la cultura contemporanea secolarizzata ha svuotato la domenica del suo significato originario e tende a sostituirlo sia con la fuga nel privato, sia con i nuovi riti di massa: lo sport, la sagra, la discoteca, il turismo, ecc.” Senza considerare che per alcuni è ormai diventato un giorno lavorativo come gli altri. È necessario tornare a fare festa, riproporre la domenica “a tempo pieno”, dove la celebrazione comunitaria dell’eucarestia riacquista la sua centralità, ma dove anche si propongono altre forme di preghiera, di convito fraterno, di gioco insieme all’oratorio, di forme di condivisione tra le famiglie, senza escludere la domenica come “giorno del riposo” per la famiglia che si ritrova dopo una settimana oberata di attività, e per la comunità dei cristiani, che a causa delle tante iniziative, deve anche fermarsi e ritirarsi in disparte per riposare (Mc 6,31). Ritroviamoci quindi a Pasqua; ma non solo … Ogni domenica è Pasqua! Perciò incontriamoci ogni domenica per fare festa insieme, ad iniziare dall’assemblea eucaristica. Santa Pasqua a tutti soprattutto a chi anche questa volta forse ci penserà….
Con affetto sincero, don Francesco, parroco.