Programma Parrocchiale Dicembre 2014

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“Un sorriso non dura che un istante, ma nel ricordo può essere eterno.

Carissimi Amici,

per il quarto anno, dall’inizio del mio ministero di parroco, ho la gioia di rivolgervi un messaggio di augurio per le feste natalizie. Desidero parteciparvi i sentimenti che palpitano nel mio cuore quando contemplo il mistero della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo. Sono quattro! 1.  Sentimento di gratitudine per il dono della vita. Contemplo la nascita del bambino Gesù, il mio cuore si apre alla lode e alla gratitudine per il dono che Dio perpetua attraverso l’amore dei nostri genitori che si fanno con Lui con-creatori nella trasmissione della vita. Scriveva il poeta indiano Tagore (1861-1941): “Quando nasce un bambino è segno che Dio non si è ancora stancato dell’umanità! Lo stupore che genera la creatura umana nella sua complessità fisica ma soprattutto nel suo mistero interiore non può essere facilmente spazzato via con la supponenza di chi riduce tutto a un meccanismo biologico. E’ la forza della vita ma è anche un’epifania di Dio stesso, se è vero che l’uomo è “l’immagine” più simile al Creatore che si possa concepire. Il poeta ci ricorda che la potenza generatrice della coppia è espressione della costante fiducia che Dio ha nei confronti dell’umanità, nonostante tutte le delusioni. La scelta divina di avere un interlocutore libero come l’uomo avvenuta alle origini, continua ogni volta che sulla terra nasce un bambino, “fatto poco meno di un Dio, coronato di gloria e di onore” (Salmo 8,6). 2. Sentimento di quiete. Pur essendo un momento drammatico, dato il luogo della nascita – una stalla – e quindi sprovvisto di tutto quello che necessità per la nascita di un bambino, si respira aria di tranquillità, di quiete appunto. Il filosofo Pascal affermava che una delle rovine dell’umanità è proprio quella di non essere capaci di stare quieti per un certo periodo in una stanza. La civiltà contemporanea ci ha indotto alla frenesia, al voler subito tutto, all’incapacità dell’attesa. E, invece, per fare una creatura umana ci vogliono nove mesi, per comporre una musica o un libro di valore bisogna trascorrere forse anni in paziente ricerca, per far sbocciare un fiore ci sono tempi che non si possono forzare, per accendere un’alba e per entrare nel crepuscolo si devono seguire i ritmi del tempo. Dalla natività ricavo un insegnamento prezioso: tutto quello che è frenetico passa velocemente; il frutto che permane nasce dalla calma operosa, dalla paziente ascesi interiore. 3. Sentimento di pace. “Gloria Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”, cantano gli angeli! La contemplazione del Natale ispira sentimenti di pace. La pace è semplicità, spontaneità, serenità, è poter vivere la normalità delle albe e dei tramonti, dei prati e delle case, degli affetti e della fraternità dei figli di Adamo. La guerra, al contrario, è eccezionalità, è lacerazione, è costruzione di un mondo invertito, in cui i giorni sono come notti paurose, le case sono rovine, le relazioni umane sono distorte e spezzate. Un rabbino diceva che “Dio non ha creato nulla di più bello della pace”. Ma questo dono – come gli altri – è ora affidato alle mani operose dell’uomo. Non accontentiamoci di invocarla dal principe della Pace, ma adoperiamoci per essere costruttori di pace. 4.  Sentimento di semplicità. Il sentimento che racchiude i precedenti è la semplicità! Tutto è semplice dentro la capanna di Bethleem. Spesso si confonde la semplicità con la semplicioneria e la crudeltà: certo, esiste anche questo rischio. Ma la genuina semplicità è naturalità, limpidità, chiarezza, schiettezza, franchezza. E’ sobrietà nel dire e nel fare, è purezza di spirito e, alla fine, è pace e gioia interiore. Ai nostri giorni sembra imperversare, da un lato l’artificiosità e, dall’altro, la superficialità che è solo una scimmiottatura della vera semplicità. Si ha, così, o il parlare oscuro e supponente o la chiacchiera e il vaniloquio. Invece la semplicità autentica è specchio di un’anima trasparente, nitida, serena che irradia attorno a sé la sua luce. Cerchiamo in questo Natale 2014 di conquistare questa qualità dell’anima, che è simile alla luce del sole, all’aria, all’acqua, realtà semplici e immediate, ma guai a non averle!  Insieme al diacono permanente don Luigi e a tutti i miei carissimi collaboratori vi auguro un Natale di gratitudine, di quiete, di pace e di semplicità. E oggi più che mai non è poco… Auguri, auguri, auguri veri  don Francesco.