A 377 metri sul livello del mare, fanno capolino tra la vegetazione i ruderi dell’eremo di San Martino, che alcune notizie attribuite all’ Anonimo salernitano fanno risalire addirittura all’ alto medioevo, nell’ 839 d. C., circa due secoli prima della costruzione dell’ Abbazia benedettina.
Chiunque, studente, studioso o semplicemente curioso, abbia iniziato a ricercare informazioni sul nostro eremo sicuramente si è imbattuto in questa foto. Si tratta di uno scatto risalente a prima del secondo conflitto mondiale e ritrae una delle cosiddette ottobrate cavesi. Probabilmente in questa foto ci sono tutti i nostri avi e forse tra le prime file, se si ingrandisce abbastanza, qualcuno può anche riconoscere un suo familiare…
La foto è riportata nel numero 67, anno II, del Castello, in un articolo del 1948 dell’avvocato Domenico Apicella ed è da chiunque consultabile nella biblioteca Avallone di Cava.
Nell’articolo, l’avvocato già sottolineava lo stato di abbandono del sito che già all’ epoca necessitava di lavori di manutenzione. L’immagine permette di inquadrare l’eremo prima dei bombardamenti subiti durante il conflitto: infatti si può riconoscere il frontone ancora integro e alcuni ambienti che oggi non ci sono più.
Più di trent’anni fa, su sollecitazione del parroco di S. Maria del Rovo, don Sabato Apicella, furono eseguiti importanti lavori di consolidamento e di puntellamento che hanno permesso di contenere il deterioramento inevitabile del tempo e (ahimè) talvolta anche dell’uomo. In quel periodo furono anche piantati quegli alberi che oggi, cresciuti, nascondono, almeno in parte, la vista del monastero dalla vallata.