“Potranno recidere tutti i fiori, ma non potranno fermare la primavera.”
Carissima Comunità,
siamo in piena quaresima e quindi ben incamminati verso la Pasqua nel tentativo di compiere quella conversione a cui eravamo stati invitati fin dal Mercoledì delle Ceneri. Celebrare la Pasqua, la festa delle feste, è accogliere nella propria vita di credenti la grande verità della Risurrezione di Gesù.“Se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede, inutile la nostra predicazione”, dice San Paolo. Gesù il Messia è risorto ed è vivente per sempre in mezzo a noi. Credo che solo al ripeterlo questo annuncio riempia il nostro cuore di una gioia incontenibile. Sapere che Gesù è vivo per sempre, che ha vinto la morte, è motivo di travolgente desiderio di cantare, di gioire, di gridare ad alta voce che la vita è bella, che tutto può cambiare. Pasqua vuol dire passaggio. Storicamente è la festa della primavera che vince il gelido inverno. Biblicamente è il passaggio dall’umiliante schiavitù in terra straniera alla liberazione della terra promessa dove scorre latte e miele. Cristianamente è il passaggio dall’oscurità della morte alla vita nuova della Risurrezione. E per noi? Che cosa è questa Pasqua 2014 che celebriamo? Credo che possa e debba essere il passaggio dalla paura, dall’incertezza, al coraggio di essere se stessi, di essere creature nuove, di vivere in una dimensione alta e larga senza sostare nei nostri quietismi, nei nostri sì… d’accordo, a cui si contrappongono i ma, gli aspettiamo, vediamo …non c’è fretta!E’ vero che nella società c’è tanta incertezza e tanta paura di esporsi, di decidere. Ha paura il bambino di crescere, perché vorrebbe rimanere sempre tale, coccolato e spesso viziato. Ha paura il giovane del giudizio degli altri, di rimanere solo, ha paura di scegliere e lascia che siano gli altri a farlo per lui. E allora diventa schiavo e sceglie un profilo basso di vita, fatto di poco impegno, di nessuna presa di posizione, di evasione. Qualche volta cede all’alcol, alla droga, alla sessualità staccata dall’amore, alle scorciatoie per avere soldi e carriera: tutti compromessi giocati sulla felicità vera. Ha paura la coppia di dare spazio alla vita perché fatica a far quadrare il bilancio e una nuova creatura, che potrebbe aumentare la loro felicità e rendere più bello il mondo, viene mortificata. Abbiamo paura tutti del dolore, della solitudine, di non essere amati e di non poter amare abbastanza, della morte e allora ci lamentiamo con tutti e per tutto, ci agitiamo gridiamo come se tutto dipendesse dagli altri, dalla società, da chi ci governa, dalle calamità… Anche noi cristiani più impegnati, abbiamo paura che Cristo ci chieda di più. Abbiamo paura di una vocazione in famiglia. Abbiamo paura di un impegno più grande nella Comunità. Quasi che Cristo non fosse capace di darci molto più di quanto riusciamo a fare noi, con i nostri piccoli passi.Ma tutte queste paure sono state vinte a Pasqua! “Non abbiate paura sono Io!.. ci ripete Gesù – Io sono con voi sino alla fine del mondo! Io ho vinto il mondo.” Il problema è tutto qui: rinnovare la nostra fede nel Risorto e nella potenza della sua Risurrezione. Cari amici, alla luce di queste mie semplici riflessioni proviamo a vivere senza paura uno stile di vita che contesta questo mondo e questa società che non permette lo sviluppo e la promozione integrale della persona umana; uno stile di vita che stimola a vivere con gioia ed entusiasmo la propria vocazione ed a proporre a giovani e adulti, uomini e donne, ragazzi e ragazze, la vocazione alla santità come risposta adeguata di salvezza a questo mondo di oggi. La luce che scaturisce dalla Pasqua illumina ed aiuta a capire ogni cosa, la vita è un dono ricevuto gratuitamente; un dono da condividere al servizio della pienezza di vita per tutti, superando una mentalità individualista, consumista e della autorealizzazione. Si tratta di scoprire che la vita è vocazione, cioè che all’origine della nostra vita non c’è il caso, ma il disegno di Dio che per amore ci ha chiamati ad esistere, in un determinato ambiente, con delle doti di intelligenza e di cuore da sviluppare, da indirizzare verso un determinato compito che lui ci ha affidato e direi iscritto nella nostra natura.Possiamo quindi affermare che la vita è una chiamata di Dio a cui segue una risposta dell’uomo, che si realizza nell’apertura a Dio e agli altri e va vissuta come dono e compito. E’ importante rendersi conto che la vita è missione, cioè quanto ho ricevuto lo sviluppo e lo trasmetto ad altri; che la vita è un sogno da realizzare. S. Pasqua, don Francesco
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